Categoria: Losaiche

Il fumo passivo può provocare otiti nei bambini

Per prevenire le otiti dei bambini bisogna evitare di fumare in loro presenza. Lo sottolinea uno studio internazionale di grandi dimensioni.

Il fumo passivo potrebbe essere causa di otiti ricorrenti nei bambini. A questa conclusione è giunta un’analisi di studi effettuati e pubblicata sulla rivista Archives of Pediatrics and Adolescent Medicine che ha preso in esame i dati provenienti da 61 studi sugli effetti del fumo passivo. I ricercatori hanno trovato che oltre 130.000 episodi di otiti ricorrenti verificatesi in Gran Bretagna e oltre 292.000 verificatesi negli Stati Uniti sono direttamente attribuibili all’esposizione al fumo passivo. Sembra quindi che vivere con un fumatore metta a rischio le orecchie dei più piccoli: in particolare se a fumare è la mamma il rischio di ammalarsi può aumentare del 60% circa, mentre è stato osservato un aumento del 37% quando il vizio è del papà o di qualunque altro membro della famiglia. Meno influente sembra invece l’esposizione al fumo passivo durante la gravidanza.

Da ricordare

L’otite media è un’infiammazione della parte di orecchio situata dietro il timpano. Nei bambini l’otite dell’orecchio medio è più frequente perché le orecchie sono ancora piccole e in particolare le trombe di Eustachio sono più corte e orizzontali rispetto a quella degli adulti. Di conseguenza si ostruiscono più facilmente ed è favorita la penetrazione di virus e batteri. 

Da fare

Per proteggere la salute dei propri figli bisogna evitare di fumare in loro presenza.Inoltre per prevenire le otiti si raccomanda di detergere regolarmente le cavità nasali con soluzione fisiologica soprattutto nei bambini sotto i 2 anni perché non sono ancora in grado di soffiarsi il naso da soli. A tale scopo si consiglia di iniettare la soluzione fisiologica utilizzando una siringa (dalla quale è stato precedentemente tolto l’ago) oppure i dispositivi specifici disponibili in commercio. Per effettuare correttamente il lavaggio nasale si raccomanda di:- distendere il bambino sulla schiena su una superficie stabile;- inclinare la testa del bambino da un lato, introducendo delicatamente la siringa senza ago nella narice superiore;- iniettare la soluzione fisiologica (la soluzione dovrebbe uscire dall’altra narice, rimuovendo il muco);- ripetere l’operazione nell’altra narice, girando la testa del bambino dall’altra parte;- sollevare il bambino per far fuoriuscire tutto il muco e pulire il nasino con un fazzoletto.

Clicca per votare questo articolo!
[Voti: 0 Media: 0]

Sedazione profonda

Tra gli argomenti di cui si parla in questo momento vi è il trattamento farmacologico per la sedazione profonda, utilizzato nelle fasi finali di vita di pazienti che devono affrontare sofferenze fisiche e morali a causa della propria malattia  

Clicca per votare questo articolo!
[Voti: 0 Media: 0]

Bambini: lo sport è importante

Il movimento nei bambini è importante, via libera a passeggiate, corse all’aria aperta, giochi

Quando si comincia la scuola, dai 6 anni in poi i bambini trascorrono molte ore dietro il banco, a casa poi passano altro tempo seduti per fare i compiti e, finiti quelli a guardare la tv, o al computer: questo tempo in parte necessario, nasconde un grosso rischio, quello della sedentarietà.

La sedentarietà non solo impigrisce i piccoli, ne condiziona anche il benessere psicofisico: l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sottolinea l’importanza di attività fisica adeguata nel periodo della crescita.L’attività fisica contribuisce allo sviluppo armonioso di molti apparati (ossa, muscoli, legamenti, cuore, polmoni. Inoltre, favorisce il mantenimento del peso ideale e facilita la coordinazione e il controllo dei movimenti. Cosa fare quindi per promuovere la salute di tutti gli apparati e, in generale uno sviluppo equilibrato e il benessere psicofisico dei più piccoli? Secondo gli esperti dell’OMS è necessario praticare almeno 60 minuti al giorno di attività fisica di intensità da moderata a elevata. Ogni sport ha delle caratteristiche e può essere più adatto ad una fascia di età piuttosto che a un’altra. Per orientarvi verso lo sport da scegliere per il vostro bambino nel rispetto delle sue preferenze ma anche delle sue necessità di sviluppo potete visitare il sito del ministero della Salute all’indirizzo www.salute.gov.it  e, nello specifico la sezione Sport e bambini, diamoci una mossa.

Clicca per votare questo articolo!
[Voti: 0 Media: 0]

Tatuaggi e conseguenze

I tatuaggi sono oggi molto diffusi, non altrettanto una chiara e precisa conoscenza dei possibili rischi e complicanze. Lo dimostra anche l’ultimo studio della Commissione UE sul fenomeno, assieme a rischi e complicanze derivanti da pigmenti e strumenti. In Italia una normativa in materia è ancora assente

E’ un report dal titolo Safety of tattoos and permanent make up che permette di scoprire molte informazioni importanti per la propria sicurezza e salute in tema di tatuaggi.

Il report è il prodotto di uno studio mirato, promosso dalla Commissione UE, il quale, oltre ai dati, presenta proposte soprattutto per un’armonizzazione delle norme a livello europeo, così come sulla definizione controlli e misure sui requisiti e criteri per la valutazione della sicurezza dei tatuaggi.

Le statistiche indicano che il 12% degli europei (circa 60 milioni) e il 24% dei cittadini degli Stati Uniti sono oggi tatuati: si può dire che lo sono le donne più degli uomini e i giovani molto più degli adulti. Spesso però la scelta del tatuaggio è stata assunta senza una conoscenza precisa delle possibili complicanze, anche perché in Italia e in vari altri Paesi europei non esiste una normativa che regolamenti i tatuaggi e gli studi in cui si devono effettuare.

Ecco i principali problemi messi in evidenza dal rapporto:

  • I tatuaggi possono comportare infezioni, allergie acute e ipersensibilità ritardata 
  • Alcune delle sostanze usate per i tatuaggi potrebbero essere rischiose per lo sviluppo di cancro: negli inchiostri spesso sono inclusi idrocarburi policiclici aromatici, ammine aromatiche primarie, metalli pesanti e conservanti, senza controlli specifici
  • Alcune componenti utilizzati per il tatuaggio possono provocare infezioni: non solo gli strumenti, ma anche i pigmenti, a volte scadenti e non autorizzati per l’uso in prodotti cosmetici
  • Non sono previsti requisiti specifici per i laboratori o studi in cui si effettuano, in base alla normativa vigente
  • Non si dispone in realtà di una casistica delle complicanze da tatuaggio, più che altro di natura dermatologica. La maggior parte dei reclami sono transitori e riguardano la guarigione delle ferite. Si conoscono reazioni a inchiostri rossi e neri, che possono rendersi manifeste dopo una latenza lunga (decenni)
  • Anche i trattamenti con terapia laser per la rimozione dei tatuaggi non è priva di inconvenienti, in particolare disturbi della pigmentazione della pelle (5-15% dei pazienti

Da ricordare, tra i contenuti del rapporto:

  • Gli effetti negativi sulla salute legati all’applicazione e alla rimozione di tatuaggi sono riportati in letteratura, ma i potenziali effetti a lungo termine dell’esposizione ai prodotti chimici in inchiostri sono ancora sconosciuti e potrebbero diventare critici nel tempo a causa del numero elevato di persone tatuate
  • Servono ulteriori campagne di informazione sui rischi per i potenziali clienti, in particolare mirate agli adolescenti e ai giovani, consentendo una scelta consapevole. La formazione di tatuatori dovrebbe poi essere obbligatoria e coprire almeno alcuni argomenti chiave. Nella popolazione vi è una bassa percezione del rischio. Ci si basa principalmente sulle informazioni fornite dai tatuatori, genitori o amici, o attraverso i mass media e internet. Tra gli studenti, la consapevolezza sui rischi infettivi sembra essere più elevato che in quelle non infettive, ma che la conoscenza è spesso solo superficiale. 
Clicca per votare questo articolo!
[Voti: 0 Media: 0]

Medicina narrativa: la cura basata sul racconto e sull’ascolto

Il professionista sanitario può assistere meglio se ascolta l’esperienza di malattia così come la racconta il paziente

Potrebbe sembrare una questione di buon senso: chi meglio della persona che la vive, una malattia, può raccontarla? Ma da qualche anno non si tratta più solo di buon senso, ma di un ambito organizzato della medicina. In questi giorni, poi, anche l’Istituto Superiore di Sanità ha deciso di dare voce e rilevanza alla medicina narrativa nella ricerca, nella clinica e nell’organizzazione sanitaria.

Cos’è la medicina narrativa? Consiste nel racconto, nel comunicare la propria esperienza attraverso un testo strutturato. Questo permette al paziente di riflettere sulla propria condizione e intravederne un senso, che di conseguenza consente di accettarla più facilmente e viverla in una prospettiva meno negativa. Ma la narrazione contribuisce anche a migliorare il rapporto sanitario-paziente, a costruire un canale comunicativo privilegiato che aiuta la relazione terapeutica e a restituire al malato la propria dignità di persona che va accolta e ascoltata, portatrice d una storia personale in cui sta inserendo il suo percorso di malattia, quindi non soltanto da esaminare dal punto di vista clinico.

Con la raccolta e analisi di più di 800 storie, tramite la Campagna web “Viverla Tutta” si è messo in primo piano il contributo che l’assistito stesso può dare alla soluzione dei suoi problemi e a quelli dei pazienti con gli stessi problemi di salute, soprattutto nell’ambito delle malattie rare e di quelle cronico-degenerative (es. sclerosi laterale amiotrofica o SLA). Inoltre l’Istituto Superiore di Sanità sta coordinando un progetto di partenariato europeo, “Story Telling on Record” (S.T.o.Re.), comprendente altri cinque Paesi, centrato sulla cartella clinica integrata con informazioni di medicina narrativa: in pratica lo sviluppo di uno strumento, ovvero la cartella clinica, in cui integrare le informazioni del medico, dell’infermiere e più in generale dell’operatore sanitario con la storia e l’esperienza del paziente. Questa particolare cartella clinica integrata con informazioni di medicina narrativa potrebbe contribuire a migliorare la presa in carico del paziente e la gestione delle risorse da parte del Servizio sanitario nazionale.

Una delle massime esperte italiane di medicina narrativa, Stefania Polvani, Direttore della Struttura di Educazione alla Salute dell’Azienda Sanitaria di Firenze di Firenze e membro del Comitato Scientifico del Laboratorio Sperimentale di Medicina Narrativa, ha messo in luce gli effetti positivi finora registrati dalla medicina narrativa: 
• migliora le relazioni tra paziente, famiglia, medici e personale sanitari
• favorisce una diagnosi più approfondita
• migliora la strategia di cura
• riduce la sofferenza
• favorisce una migliore aderenza alla terapia
• verifica e permette un feedback ampio sull’aderenza e la funzionalità della terapia
• migliora la qualità del servizio, reale e percepita
• aiuta e consolida le scelte
• fornisce materiale utile da analizzare per nuove strategie di cura
• favorisce la formazione di comunità che aiutano il paziente a livello sociale, psicologico, altro
• offre benefici per i malati cronici.

Certo, a ben guardare la narrazione dell’esperienza di malattia non è una novità: una serie di libri si sono occupati proprio di questo, e allora raccomandiamo la lettura, in una periodo di relax, di qualcuno di questi ‘racconti’:
• Allende I. Paula, Feltrinelli, Milano (1995)
• Bauby JD. Lo scafandro e la farfalla, Ponte alle Grazie, Milano (2008)
• Berto G. Il male oscuro, BUR, Milano (2006)
• Camilleri A., Il tailleur grigio, Mondadori, Milano (2008)
• Camus A., La peste, Bompiani, Milano (2003)
• Ceccarelli M., Viaggio provvisorio. Breve storia di un uomo, della sua sclerosi a placche e di un esperimento finora malriuscito, Zanichelli, Bologna (1976)
• Genova L., Perdersi, Piemme Edizioni, Milano (2010)
• Guarnieri L., La cosa più stupefacente al mondo. Avventure di un malato esperto, TEA, Milano (2006)
• Haddon M., Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte, Einaudi, Torino (2007)
• Levi R., Lo sapevo non dovevo ammalarmi, Feltrinelli, Milano (2008)
• Lubrano D., No globul. Sopravvivere a una malattia rara e a medici comuni, Rizzoli, Milano (2009)
• Mann T., La montagna incantata, TEA, Milano (2005)
• Piga C., Ho il cancro e non ho l’abito adatto, Mursia, Milano (2007)
• Sacks O., L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello, Adelphi, Milano (2001)
• Sannucci C., A parte il cancro, tutto bene. Io e la mia famiglia contro il male, Mondadori, Milano (2008
• Svevo I., La coscienza di Zeno, Einaudi, Torino (2005)
• Tolstoj L., La morte di Ivan Illich,. Garzanti, Milano (2008)

Clicca per votare questo articolo!
[Voti: 0 Media: 0]

Anziani, qualche trucco per seguire meglio la terapia

Assumere i medicinali giusti, all’ora giusta, per il tempo indicato, in altri termini prenderli correttamente rispettando le indicazioni del medico è fondamentale per ottenere il beneficio atteso.

Molto spesso le persone anziane devono assumere più farmaci e più volte durante la giornata e il rischio di dimenticarne qualcuna è concreto. Secondo gli esperti però pochi semplici accorgimenti possono ridurre significativamente questo rischio.

Eccone un paio: evitare per quanto possibile di cambiare forma e colore del medicinale. Se cambia la forma, secondo i dati di uno studio presentato a un congresso del National Institutes of Health (Nih), il rischio di interrompere la terapia è pari al 66% mentre se a cambiare il colore questo rischio è intorno al 34%.

Ancora, secondo un’altro studio, è efficace l’uso di un calendario “universale” che divide la giornata in quattro settori: gli studiosi hanno sostituito l’orario di assunzione del medicinale con mattinapomeriggioseraora di andare a letto. Questo permette di evitare dimenticanze, di saltare completamente l’assunzione dei medicinali, di evitare i sovradosaggi, di raggruppare i farmaci da prendere nello stesso arco temporale. Secondo gli autori dello studio, l’80% delle persone anziane fatica a capire che può prendere due farmaci insieme se uno va assunto ogni 12 ore e l’altro due volte al giorno e anche quando due medicinali hanno lo stesso orario di assunzione, un terzo dei pazienti non li prende insieme.

Per approfondire e/o trovare ulteriori informazioni è possibile consultare il sito del Ministero all’indirizzo www.salute.gov.it e il sito del Nih all’indirizzo www.nih.gov.

Clicca per votare questo articolo!
[Voti: 0 Media: 0]

Il sonno dell’anziano

Nella terza età quantità e qualità del sonno si modificano, tanto che l’anziano può diventare irritabile, stanco e coi riflessi lenti, tutte condizioni che mettono a repentaglio la sua sicurezza.

Dormire è un’attività fisiologica che consente di recuperare le energie psichiche e fisiche spese durante il giorno. Nell’età anziana il sonno si modifica: in generale le fasi di sonno più profondo diventano più brevi, a vantaggio delle fasi di sonno più leggero. Anche a causa di questi cambiamenti, molti anziani lamentano numerosi risvegli durante la notte e un sonno meno riposante rispetto a quando erano giovani.

Ma il sonno si altera anche per altri motivi: nell’anziano si ha una minore produzione di melatonina, ormone che regola il ritmo sonno-veglia (il cosiddetto ritmo circadiano), di conseguenza con l’avanzare degli anni si osserva uno spostamento dei tempi del sonno verso la prima sera. La sonnolenza comincia più precocemente, ci si addormenta presto, spesso davanti al televisore, e poi ci si risveglia presto lamentandosi di non riuscire a riaddormentarsi. 

Può essere opportuno rivolgersi al medico di famiglia per effettuare una valutazione del proprio sonno se:

  • durante la giornata si è irritabili;
  • si ha difficoltà a rimanere svegli quando si guarda la televisione o se si è seduti in poltrona o per esempio a teatro;
  • si ha difficoltà di concentrazione;
  • le persone che ci conoscono dicono che abbiamo la faccia stanca;
  • si fa fatica a controllare le emozioni;
  • si sente il bisogno di bevande a base di caffeina per rimanere svegli;
  • si hanno i riflessi lenti;
  • si sente il bisogno di fare un pisolino quasi tutti i giorni.
Clicca per votare questo articolo!
[Voti: 0 Media: 0]

Educazione alimentare dei bambini per prevenire l’obesità

Una corretta educazione alimentare e il giusto stile di vita previene il rischio di obesità: meglio iniziare da bambini 

I bambini e i ragazzini infatti vanno incoraggiati a fare attività fisica in modo regolare. E’ la conclusione di uno studio recente pubblicato sul Journal of Pediatrics che ha preso in esame circa 420 bambini (maschi e femmine) dagli 8 ai 15 anni. Dall’analisi dei dati è emerso che i bambini che facevano più attività fisica avevano una percentuale di massa grassa inferiore. Secondo i ricercatori i genitori dovrebbero cercare di non lasciare per troppo tempo i bambini davanti al televisore ma dovrebbero anche spingerli a fare attività fisica soprattutto da piccoli.

Da ricordare
L’obesità infantile è dovuta a più cause come la scarsa educazione alimentare, la predisposizione genetica, lo stile di vita (spesso troppo sedentario), l’ambiente familiare e le condizioni socioeconomiche.

Da fare
L’educazione alimentare inizia col buon esempio: i genitori dovrebbero essere i primi ad avere un’alimentazione sana e ricca di frutta e di verdura.

I genitori non dovrebbero preoccuparsi se il bambino non vuole mangiare, o se a loro dire mangia poco: i bambini infatti sanno autoregolarsi.

Bisogna inoltre evitare di far mangiare i bambini davanti alla televisione o al computer. Sembra infatti che molti dei bambini obesi consumano merendine e snack di vario genere ipnotizzati davanti al video. Bisognerebbe invece limitare l’uso della televisione e dei videogiochi e favorire il gioco all’aria aperta.

Clicca per votare questo articolo!
[Voti: 0 Media: 0]

Una dieta sana aiuta lo sviluppo del quoziente intellettivo dei bambini

La dieta della prima infanzia sembra influenzare lo sviluppo cerebrale e avere riflessi sullo sviluppo del quoziente intellettivo (QI).

La dieta della prima infanzia sembra possa influenzare lo sviluppo cerebrale. Secondo uno studio pubblicato sullo European Journal of Epidemiology, infatti, i bambini che seguono una dieta sana nei primi due anni di vita molto probabilmente a 8 anni avranno un quoziente intellettivo (QI) superiore di uno o due punti rispetto ai coetanei che nei primi due anni di vita non sono stati educati a un’alimentazione sana.Lo studio, condotto dall’Università di Adelaide, ha preso in esame circa 7.000 bambini di 8 anni nei quali è stato esaminato il quoziente intellettivo. I risultati ottenuti sono stati messi in relazione con le abitudini alimentari che erano state date loro a 6, 15 e 24 mesi di vita. Dall’analisi si è visto che il QI era più alto di uno o due punti nei bambini allattati al seno nei primi 6 mesi di vita e che poi hanno seguito una dieta ricca di verdure, legumi, formaggi e frutta. Erano invece penalizzati i bambini che durante lo svezzamento avevano seguito una dieta ricca di biscotti, bibite gasate e cioccolato. 

Da ricordare

L’alimentazione ha effetti a lungo termine sia sul bambino sia sull’adulto. E’ bene quindi evitare gli eccessi e seguire ogni giorno un’alimentazione sana. 

Da fare

Importante è l’allattamento al seno. Lo svezzamento è una fase delicata per il bambino sia sul piano psicologico, perché rappresenta un distacco dal seno materno, sia dal punto di vista fisico perché si passa da un’alimentazione a base di latte a un’alimentazione solida e varia. E’ importante quindi attenersi ai consigli del pediatra per quanto riguarda il piano di svezzamento, i tempi e le quantità da somministrare.Per alimentare in modo sano il bambino, inoltre, è importante scegliere con cura le materie prime preferendo per esempio frutta e verdura di stagione perché più ricche di vitamine, leggendo con attenzione le etichette degli alimenti così da prestare attenzione alla data di preparazione, alla scadenza e all’elenco degli ingredienti. 

Per approfondire

Smithers LG, Golley RK, Mittinty MN, et al. Dietary patterns at 6, 15 and 24 months of age are associated with IQ at 8 years of age. Eur J Epidemiol 2012;27:525-35.

Clicca per votare questo articolo!
[Voti: 0 Media: 0]

I cibi preferiti dalle nonne e consigliati alle mamme

Nell’alimentazione dei bambini, vi sono convinzioni che si tramandano, ma non sempre supportate da principi nutrizionali

Nell’immaginario delle nonne e quindi anche delle mamme, si raccomandano di generazione in generazione: si tratta di alimenti che sono considerati dotati di particolari qualità, ma il cui uso incontrollato può diventare un errore. Non va dimenticato poi il ruolo che gioca la comunicazione televisiva in merito.

Il latte prima di dormire
Molte mamme offrono al bambino, anche oltre la fine del primo anno di vita, un pasto a base di latte prima di dormire. La motivazione riportata per questa scelta è che il bambino lo gradisce, il latte non ha ma fatto male a nessuno e in assenza di questo non si addormenterebbe.Favorire o mantenere questa abitudine è un errore alimentare, sia perché contribuisce ad aumentare la quantità globale di calorie e proteine assunte nella giornata, sia perché un alimento ricco e complesso come il latte vaccino richiede almeno due ore e mezzo per essere digerito, mentre durante il sonno la digestione avviene più lentamente. Inoltre, se zuccherato, può contribuire ad aumentare il rischio di carie.

Formaggini, formaggi e yogurt
E’ abbastanza frequente che le mamme propongano al piccolo, al momento del divezzamento, quando i pasti semisolidi diventano 2 su 5, una minestrina contenente un formaggino. Al contrario, questo piatto non è raccomandabile perché il formaggino è costituito da proteine di latte vaccino, mentre il bambino, a partire dal sesto mese di vita, necessita di proteine sia di origine vegetale (grano), sia di origine animale (carne, pesce, uovo), che garantiscono un apporto qualitativamente differente e forniscono ferro ed altri Sali non inclusi nel latte. Tutti i formaggi introdotti nella dieta del bambino devono determinare una proporzionale diminuzione del latte vaccino assunto nella giornata.Anche lo yogurt è un alimento di derivazione lattea, associato all’introduzione del latte vaccino nella dieta del piccolo. Ha effetti favorevoli sull’ecosistema intestinale, in quanto fornisce lattobacilli (1 miliardo per grammo) ed è facilmente digeribile. Il pasto con yogurt deve però essere considerato sostitutivo di uno di latte, analogamente a quanto osservato per i formaggi: una confezione di yogurt da 125 g. è equivalente a circa 150 gr. di latte vaccino intero.

Clicca per votare questo articolo!
[Voti: 0 Media: 0]