La gestione del sonno nell’anziano

In genere le fasi di sonno più profondo diventano più brevi a vantaggio delle fasi di sonno più leggero. Anche a causa di questi cambiamenti, molti anziani lamentano numerosi risvegli durante la notte e un sonno meno riposante rispetto a quando erano giovani.
Con questa Guida si vogliono fornire indicazioni per capire quando è opportuno rivolgersi al medico per valutare la qualità del proprio sonno e quali interventi (soprattutto non farmacologici) è possibile mettere in atto per riposare meglio. In particolare si cercherà di rispondere ai seguenti quesiti:

1. Come si modifica il ciclo sonno veglia con l’avanzare dell’età?
2. Perché è importante avere un sonno ristoratore?
3. Come si fa a capire se si soffre di disturbi del sonno?
4. Quali interventi non farmacologici si devono mettere in atto per migliorare la qualità del sonno?
5. E’ possibile assumere farmaci per migliorare il riposo notturno?

Come si modifica il ciclo del sonno con l’avanzare dell’età?

Durante il sonno si alternano varie fasi suddivise tra momenti in cui ci sono rapidi movimenti oculari (è la fase REM in cui di solito si sogna) e fasi in cui non si rilevano questi movimenti oculari (fasi non REM). La fase non REM si divide in quattro stadi di profondità progressiva. Dopo l’addormentamento si passa progressivamente dallo stadio 1 allo stadio 4.
Con l’avanzare dell’età si osserva un maggior numero di periodi di veglia con conseguente frammentazione del sonno. In particolare gli stadi 3 e 4 di sonno più profondo si riducono, così come la fase REM, mentre si espande la fase del sonno leggero (stadi 1 e 2).

E’ VERO CHE NELL’ANZIANO SI HA UNA ALTERAZIONE DEL RITMO SONNO-VEGLIA?

VERO. Nell’anziano si ha una minore produzione di melatonina, ormone che regola il ritmo sonno-veglia (il cosiddetto ritmo circadiano), di conseguenza con l’avanzare degli anni si osserva uno spostamento dei tempi del sonno verso la prima sera. La sonnolenza comincia più precocemente, ci si addormenta presto, spesso davanti al televisore, e poi ci si risveglia presto lamentandosi di non riuscire a riaddormentarsi. Non è detto comunque che avere più risvegli durante la notte sia sempre un segno di disturbo del sonno (vedi quesito Come si fa a capire se si soffre di disturbi del sonno?)

Perché è importante avere un sonno ristoratore?

Dormire è un’attività fisiologica che consente di recuperare le energie psichiche e fisiche spese durante il giorno. Per l’anziano dormire bene è essenziale per riuscire a essere più concentrato e avere una memoria più pronta. Inoltre un buon sonno ristoratore consente all’organismo di:
– rinnovare le cellule;
– favorire il buon funzionamento del sistema immunitario e quindi aiuta a prevenire le malattie.

E’ VERO CHE DORMIRE BENE RIDUCE IL RISCHIO DI DEPRESSIONE?

VERO. L’anziano che non dorme bene ha un rischio più alto di andare incontro a depressione, problemi della memoria ed eccessiva stanchezza durante il giorno. Inoltre chi soffre di disturbi del sonno sembra avere un rischio più alto di andare incontro a cadute, ha una maggiore sensibilità al dolore e tende a usare un maggior numero di farmaci da banco. La carenza di sonno può anche favorire lo sviluppo di malattie più gravi come il diabete, l’obesità e nelle donne il tumore della mammella.

E’ VERO CHE L’ANZIANO DOVREBBE DORMIRE ALMENO OTTO ORE PER NOTTE?

FALSO. Non si può definire con precisione quante ore di sonno siano necessarie a ciascuna persona. La maggior parte degli adulti dorme da 7 a 9 ore per notte; con l’avanzare dell’età questo numero di ore tende in genere a ridursi. In realtà non è tanto importante calcolare il numero di ore ma valutare come ci si sente al mattino: se ci si sente riposati e vitali significa che uno ha dormito un numero di ore sufficiente, se si ha invece la sensazione di essere ancora stanco o se dopo poche ore dal risveglio si ha voglia di tornare a dormire probabilmente le ore di sonno non sono state sufficienti oppure il sonno non era di buona qualità (vedi quesito Come si fa a capire se si soffre di disturbi del sonno?).

E’ VERO CHE È PIÙ IMPORTANTE LA QUALITÀ DEL SONNO PIUTTOSTO CHE LA QUANTITÀ?

VERO. Alcune persone dormono anche otto o nove ore per notte ma nonostante questo non si sentono riposate. Il problema in questi casi potrebbe essere la qualità del sonno. Per capire quindi se il proprio sonno è ristoratore è importante valutare con attenzione come ci si sente al mattino.

Come si fa a capire se una persona anziana soffre di disturbi del sonno?

Può essere opportuno rivolgersi al medico di famiglia per effettuare una valutazione del proprio sonno se:
– durante la giornata si è irritabili;
– si ha difficoltà a rimanere svegli quando si guarda la televisione o se si è seduti in poltrona o per esempio a teatro;
– si ha difficoltà di concentrazione;
– le persone che ci conoscono dicono che abbiamo la faccia stanca;
– si fa fatica a controllare le emozioni;
– si sente il bisogno di bevande a base di caffeina per rimanere svegli;
– si hanno i riflessi lenti;
– si sente il bisogno di fare un pisolino quasi tutti i giorni.

E’ VERO CHE L’INSONNIA È L’UNICA FORMA DI DISTURBO DEL SONNO DELL’ANZIANO?

FALSO. La classificazione internazionale dei disturbi del sonno, pubblicata dall’American Accademy of Sleep Medicine, identifica 90 differenti disturbi del sonno. L’insonnia e la sindrome delle apnee ostruttive sono i disturbi del sonno più frequenti.

E’ VERO CHE PER L’ANZIANO È NORMALE FARE PIÙ FATICA AD ADDORMENTARSI?

FALSO. Spesso l’anziano tende ad addormentarsi presto e a svegliarsi presto al mattino, in più l’anziano ha un sonno più frammentato. Se c’è una difficoltà ad addormentarsi allora potrebbe trattarsi di insonnia. L’insonnia si può manifestare con:
– difficoltà a iniziare a dormire;
– difficoltà a mantenere la continuità del sonno;
– risveglio precoce al mattino;
– sonno non ristoratore.

E’ VERO CHE LA SONNOLENZA DIURNA POTREBBE ESSERE CAUSATA DALLA SINDROME DELLE APNEE OSTRUTTIVE NEL SONNO?

VERO. La sindrome delle apnee ostruttive nel sonno è una condizione in cui ci sono pause nella respirazione durante il sonno, dovute all’ostruzione parziale o totale delle prime vie aeree. L’interruzione temporanea della respirazione causa una riduzione della concentrazione di ossigeno nel sangue. Dal punto di vista clinico, la sindrome è caratterizzata da russamento nel sonno, sonnolenza diurna e alterazioni delle performance diurne.

E’ VERO CHE PER FARE UNA DIAGNOSI DI DISTURBI DEL SONNO È IMPORTANTE RIFERIRE AL MEDICO LE PROPRIE ABITUDINI?

VERO. E’ possibile che il medico richieda la stesura di un “diario del sonno:” un registro di almeno due settimane in cui viene descritto il proprio modello di sonno e veglia, l’eventuale pisolino, l’attività durante il giorno, l’uso di stimolanti, l’assunzione di farmaci che inducono il sonno, la quantità di alcol giornaliera consumata, la dieta, il numero di risvegli durante la notte, per quanto tempo si ritiene di aver dormito e il modo in cui si percepisce lo stato d’animo e la vigilanza durante il giorno.
E’ possibile inoltre che venga utilizzata una scala di valutazione che prende in considerazione varie situazioni della vita quotidiana, per ognuna delle quali la persona deve stabilire in che misura tenda ad appisolarsi o addormentarsi.

E’ VERO CHE ESISTONO ESAMI STRUMENTALI PER VALUTARE LA QUALITÀ DEL SONNO?

VERO. La polisonnografia è l’esame diagnostico strumentale più usato perché consente di registrare i segnali neurofisiologici e cardiorespiratori. Viene effettuato nei centri di medicina del sonno: dopo aver posizionato i sensori sul cuoio capelluto si registra l’attività cerebrale per tutta la notte.
L’actigrafia è l’esame strumentale più semplice e tollerabile per la valutazione dei disturbi del sonno. Consente di registrare l’alternarsi di stati di attività e riposo in maniera continuata per 7-14 giorni. La registrazione avviene tramite un sensore al polso del braccio non dominante (a sinistra se siete destrimani), grande come un orologio.

Quali interventi non farmacologici si possono mettere in atto per migliorare la qualità del sonno?

Prima di ricorrere ai farmaci per migliorare la qualità del sonno bisognerebbe:
– eliminare dalla camera da letto il televisore;
– eliminare dalla camera da letto il computer per evitare di stabilire legami tra attività non rilassanti e l’ambiente in cui si deve invece avere una condizione di relax che favorisca l’inizio e il mantenimento del sonno;
– tenere la stanza sufficientemente buia quando si va a dormire;
– evitare di assumere nelle ore serali bevande a base di caffeina;
– evitare di assumere nelle ore serali bevande alcoliche;
– evitare sonnellini diurni, è accettabile un breve sonnellino dopo pranzo;
– evitare nelle ore prima di coricarsi l’esercizio fisico di intensità medio-alta;
– cercare di coricarsi la sera e di alzarsi al mattino a orari regolari e costanti.

E’ VERO CHE LE PERSONE CHE SOFFRONO DI SINDROME DELLE APNEE OSTRUTTIVE NEL SONNO DOVREBBERO PERDERE PESO, SE IN SOVRAPPESO?

VERO. In caso di sindrome delle apnee ostruttive nel sonno è importante perdere peso così come si raccomanda di:
– evitare bevande alcoliche e sonniferi;
– dormire su un fianco anziché sulla schiena;
– trattare le malattie infiammatorie delle prime vie aeree (sinusiti, congestioni nasali, eccetera);
– dormire un numero sufficiente di ore, con regolarità.

E’ possibile assumere farmaci per migliorare il riposo notturno?

L’uso dei farmaci induttori del sonno (detti comunemente sonniferi) è controverso, in particolare per gli anziani. Prima di ricorrere ai farmaci è importante intervenire sulle abitudini quotidiane per favorire un buon riposo notturno. Qualora i rimedi non farmacologici non si rivelassero efficaci si raccomanda di chiedere sempre consiglio al medico e di non prendere quindi farmaci di propria iniziativa. 
Inoltre questi farmaci devono essere assunti per un tempo limitato (2 settimane).

E’ VERO CHE CHI ASSUME FARMACI CHE INDUCONO IL SONNO DEVE EVITARE L’ALCOL?

VERO. Mischiare alcol e farmaci che inducono il sonno può essere pericoloso. L’associazione infatti incrementa l’effetto sedativo e potrebbe in alcuni casi essere persino fatale. Si raccomanda inoltre di evitare l’associazione con il pompelmo o il succo di pompelmo perché tale frutto può aumentare la concentrazione nel sangue di molti farmaci che inducono il sonno.

E’ VERO CHE I FARMACI CHE INDUCONO IL SONNO POSSONO CAUSARE DIPENDENZA?

VERO. Si raccomanda infatti di assumerli solo se prescritti dal medico e per brevi periodi di tempo. Se i farmaci vengono assunti per lunghi periodi devono essere sospesi gradualmente per evitare un peggioramento dei sintomi legato alla sospensione repentina.

E’ VERO CHE I FARMACI CHE INDUCONO IL SONNO AUMENTANO IL RISCHIO DI CADUTA NELL’ANZIANO?

VERO. Numerosi studi hanno rilevato un legame tra uso di farmaci induttori del sonno e aumento del rischio di caduta. Tale relazione è stata osservata indipendentemente dal dosaggio del farmaco e dal tipo di farmaco utilizzato.

E’ VERO CHE LA MELATONINA PUÒ ESSERE UTILE IN CASO DI DIFFICOLTÀ A DORMIRE?

VERO. La melatonina è un ormone che regola il ciclo sonno-veglia. Nell’anziano si osserva una riduzione del rilascio di melatonina che rende il sonno più frammentato. La somministrazione di melatonina può quindi aiutare a regolare il ritmo circadiano del sonno. Occorre comunque che sia sempre il medico a consigliarla.

Clicca per votare questo articolo!
[Voti: 0 Media: 0]

Leave a Reply